domenica 18 dicembre 2011

Siamo tutti diversi: ma diversi da chi?

(di Valeria Donato)

Durante tutti i miei viaggi ho conosciuto persone, mi sono imbattuta in popoli e culture diverse, spesso dissimili dalla mia, quasi opposte potrei affermare, e in tutto questo vagare ho sempre cercato di capire come poter plasmare il mio pensiero, come poter flettere la mia visione del mondo e allargare i miei orizzonti imparando a osservare anche quelli più reconditi o, semplicemente, quelli che non riuscivo ancora a scorgere.

giovedì 15 dicembre 2011

Partiti e società civile: quale futuro e quali reali possibilità di collaborare alla concreta realizzazione del Bene Comune?

(di Luca Burgazzi)

Innanzitutto occorre farsi una domanda preliminare: 
Che cosa si intende per società civile?
Senza la risposta a questa domanda non si puo' andare avanti.
Il termine società civile è stato infatti usato in questo ultimo periodo in maniera contraddittoria con tratti che hanno del mitologico. Purtroppo dietro a questo termine stanno molto spesso realtà che a stento si possono definire realmente vicine al sentire della gente. Si parla di società civile solamente per tirare cannonate al sistema politico, ma non si va mai a specificare che cosa sia in realtà. 

lunedì 28 novembre 2011

Albert Camus: la filosofia del finito e della rivolta.


(di Alessandro Lucia)
 
Albert Camus è stato uno scrittore e filosofo franco-algerino, benché i suoi avversari (Jean-Paul Sartre su tutti) lo considerassero un filosofo dilettante, è risultato essere molto più originale e coerente nella sua filosofia, di filosofi “di professione”, come lo stesso Sartre. 
Camus, soprattutto nei suoi romanzi più importanti (Lo Straniero e La Peste) e nelle sue opere prettamente filosofiche (Il Mito di Sisifo e L’Uomo in Rivolta) delinea la condizione ineffabile dell’Assurdo: esso è quello scarto che esiste tra la richiesta di una volontà di senso da parte dell’uomo e invece la coscienza del fatto che il mondo sia totalmente in-sensato. L’uomo assurdo è l’uomo che capisce la sua condizione e vive e agisce contro di essa. Alla condizione di uomo assurdo è contrapposto l’uomo schiavo dell’abitudine; abitudine con la quale (anche inconsapevolmente) cerca di rifiutare l’assurdo.

venerdì 18 novembre 2011

Immanuel Kant: pioniere inconsapevole di un modello passionale della scienza


(di Ludovico Fava)

La filosofia tradizionale, a partire dalla corrente ellenica, fa risalire la conoscenza dell'uomo dall'esperienza. Fin dall'inizio del XVII secolo si fa largo una nuova visione gnoseologica dell'indagine sul conoscere umano. Pioniere di questa rivoluzionaria deduzione era John Locke, considerato dalla storia il creatore dell'empirismo. L'empirismo di fatto indica l'esperienza come strumento unico e indispensabile per slanciarsi verso la conoscenza e, unito con la prorompente forza della rivoluzione scientifica, nata da lì a poco, riesce ad approdare a nuovi ed inconfutabili postulati filosofici. Uno dei maggiori traguardi raggiunti dal filosofo inglese è la dimostrazione dell'impossibilità di idee universalmente accettate contenuta in uno dei suoi libri più complessi ed apprezzati "saggio sull'intelletto umano". La sua dimostrazione,oltre a contare sull'innegabile capacità dialettica, è uno sfacciato affronto all'innatismo, che insaziabilmente mieteva vittime tra le file delle scuole filosofiche più conservatrici ed ostinate a non voler ammettere la schiacciante ascesa della scienza.

lunedì 14 novembre 2011

Da Ciampi a Monti: Rischi, vantaggi e conquiste dei governi di emergenza.

(di Andrea De Vito)


Non mi sono mai piaciuti i supereroi così come non credo nei salvatori della Patria. Gli uomini soli al comando mi hanno sempre fatto paura e quando non hanno portato le nazioni alla rovina di certo non hanno cambiato le sorti della storia in positivo. Proprio per questo ritengo che “Agorà Democritica” sia la sede più appropriata per dare vita ad una seria riflessione sugli scenari politici in atto e sulla figura di Mario Monti, probabile futuro presidente del Consiglio di un ancora incerto governo “tecnico”.  

venerdì 4 novembre 2011

Matteo Renzi: breve antropologia di un populista di centro(destra).

(di Michail Schwartz)


Ormai s’è già scritto di tutto, molto parole sono state spese per Matteo Renzi ed il suo Big Bang fiorentino, tutte le maggiori testate nazionali l’hanno sbattuto in prima pagina e i dibattiti sul web sono solo iniziati; insomma, e’ stato (mediaticamente) un successo. La convention che ha portato piu’ di 5 mila persone nel capoluogo toscano per avanzare un progetto di rinnovamento all’interno della classe politica della sinistra ha creato un vero e proprio caso, nonché un piccolo terremoto tra le fila amiche. Non tutti infatti, all’interno del centrosinistra, si sono espressi calorosamente nei confronti del “rottamatore fiorentino”: Bersani ha parlato di “stupidaggine di dimensioni cosmiche” riferendosi alla tanto decantata distinzione giovani – vecchi, vero e proprio cavallo di battaglia dei rottamatori, mentre il leader di SEL Nichi Vendola lo ha liquidato con un secco “incapace di porre il tema della fuoriuscita dal disastro che il liberismo, in un trentennio, ha compiuto nel mondo intero”. Insomma non certo un’accoglienza calorosa per chi si propone come guida alla svolta nel panorama politico italiano. La mia riflessione però vuole partire da un commento rilasciato da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, il quale, a seguito della convention fiorentina, ha dichiarato: “Renzi è un ottimo candidato per le primarie del centrodestra. Ha dei modi dannunziani che confermano l'egemonia culturale del berlusconismo”, parole che sintetizzano bene quello che e’ a mio avviso il profilo Renziano. 
Innanzitutto Matteo Renzi e’ il classico prodotto della cultura berlusconiana che ci egemonizza ormai da un ventennio. La sua mediaticità e la sua gestualità rituale, fatta di sms, iPhone e portatili onnipresenti (evidentemente ben sfruttati a livello mediatico[link]) è sì il frutto di un nuovo agire politico dettato dalla rivoluzione digitale, ma è allo stesso tempo sfruttata in maniera tale da attirare l’attenzione dei media e dell’audience inevitabilmente sulla sua persona, l’attrazione principale, il rottamatore per eccellenza, il nuovo volto della sinistra. L’uso estremamente personalistico del suo carisma e la tendenza ad accentrare su di se l’attenzione oltre che la “guida del vapore” non può che essere il frutto di una mentalità e di una cultura politica figlia del berlusconismo. L’impressione è che Renzi non sia semplicemente uno fra i tanti impegnati nel cambiare la mentalità del nostro paese, ma un aspirante leader, voglioso e desideroso di elevarsi a ruolo di guida di questo cambiamento. La contraddizione e’ presto servita: da vent’anni ormai la politica italiana e’ fatta di eroi, salvatori della patria, personaggi che costruiscono attorno alla loro persona movimenti e partiti per poi andare alla conquista di questo benedetto cambiamento, come può esso avvenire per mano di chi fa suo lo stesso modus operandi fino ad ora utilizzato? 
“Matteo Renzi, il sindaco che la destra ci invidia”. Questo e’ solo uno dei tanti epiteti rivolti al primo cittadino di Firenze da un po’ di tempo a questa parte, forse il più gentile. L’apertura dei negozi il Primo Maggio, il NO al referendum sull’acqua, l’uso di un linguaggio violento («dirigenti da rottamare», «dinosauri da estinguere»), l’idea che la politica sia essenzialmente un costo per i cittadini e il si al nucleare (passando per la visita ad Arcore e per il famoso “con Marchionne senza se e senza ma”) non lasciano molti dubbi sulla sua inclinazione ideologica, se non proprio di destra, sicuramente liberalconservatrice, dando l’impressione di volersi ritagliare uno spazio al centro più che a sinistra dello spettro politico (qualcuno comincia a parlare non a caso di “populismo di centro”). Il tutto chiaramente stride con la sua appartenenza partitica e soprattutto con l’elettorato al quale si ostina rivolgersi, un elettorato al quale propone una lista di 100 punti, molti dei quali non fanno che rimarcare questa sua atipica inclinazione al progressismo (diritto allo studio finanziato dalle banche, abolizione del valore legale del titolo di studio, nazionalizzazioni sfrenate ecc.). 
Il terzo aspetto che lo distingue è il rapporto con il partito, mantenuto per lungo tempo a livelli di insofferenza reciproca e sfociato ultimamente in scontri e strappi di una certa rilevanza (basti pensare all’ultima direzione metropolitana della sua città, Firenze [link]). Il problema principale non è assolutamente il piano di riforme che ormai da due anni sta portandosi dietro, anzi, ben vengano idee fresche. Il problema vero è il modo in cui queste vengono proposte e soprattutto il modo in cui lui stesso, Renzi, si pone nei confronti del Partito. Personalmente ritengo che il PD abbia un estremo bisogno di volti nuovi input innovativi e soprattutto di una sostanziosa dose di mediaticità, ma non credo che il modo giusto per apportare un contributo sia quello di correre da soli e non partecipare al dibattito interno. La convention dei giorni scorsi non e stata assolutamente percepita come un evento al quale, come minimo, fosse presente anche il partito; di esponenti se ne son visti pochi, alcuni sono stati censurati, di simboli manco a parlarne. Credo che un conto (per usare le parole di Bersani, prontamente travisate da Renzi) sia mettersi a disposizione del partito per sollevare nuove proposte e rinnovare il parco idee, mentre un altro conto sia accendere i riflettori sulla propria persona, utilizzare toni duri e parole pesanti contro i vertici e presentarsi in solitaria alla guida del cambiamento. Il cambiamento (appurato che sia necessario) deve avvenire attraverso il partito, non ai danni del partito. Se Renzi ha vere proposte di rinnovamento (magari un po’ più articolate e meno populiste dei famosi 100 punti) l’Assemblea Nazionale sarà più che felice di farle proprie e di discuterle assieme a Renzi stesso e magari pure con gli altri 2000 e più giovani (solo alla convention di Napoli) che allo stesso tempo provano ogni giorno a cambiare questo paese senza far uso abusivo della leva partitica. Se poi alla fine di questa ipotetica grande discussione interna, il buon Matteo decidesse pure di candidarsi alla guida del partito, nessuno glielo impedirà, ma solo al termine del mandato dell’attuale segretario, Pierluigi Bersani, eletto col consenso della maggioranza degli iscritti tramite primarie e, come da statuto, candidato premier del Partito Democratico.
In alternativa può sempre uscire dal PD, crearsi un suo partito personale e andare avanti nella sua battaglia per il cambiamento del paese, con gli stessi modi e gli stessi strumenti che il paese già conosce da ormai un ventennio
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mercoledì 2 novembre 2011

Default pilotato e fuoriuscita dall'Euro: tutti i rischi di una scelta inattuabile.

(di Gaetano Caravella)

(Martedì 1 Novembre 2011). Nel momento in cui mi accingo a scrivere questo pezzo la crisi finanziaria internazionale ha assunto toni drammatici, soprattutto per quanto riguarda il nostro Paese. Mentre i maggiori indici europei sprofondano, con Milano e Francoforte già a -4% poco dopo l’apertura, la corsa del differenziale tra titoli italiani ( Btp) e tedeschi (Bund), il famigerato spread, fa registrare un nuovo record: prima 4,23%, poi ancora su fino a 436 punti base. Lo spread incide sul valore degli interessi che si pagheranno sul debito pubblico e indica il rischio percepito da chi acquista un’obbligazione (se è un titolo di stato si parla di rischio-paese). Uno spread troppo ampio fa schizzare gli interessi passivi e rende difficile emettere nuovo debito compromettendo in tal modo il “rating”, ovvero il giudizio di solvibilità dell'azienda o del paese emittente, in questo caso l’Italia (stroncata dalle maggiori agenzie internazionali). Non a caso stamattina i rendimenti dei Btp arrivano addirittura al 6,21%, superando la soglia psicologica del 6% che rappresenta per tutti gli Stati un pesante campanello d’allarme. Cosa vuol dire tutto ciò? 

martedì 1 novembre 2011

Finalmente PD!


(di Luca Burgazzi)

La convention Big Bang organizzata da Matteo Renzi, ed il suo staff, ha chiuso un periodo intenso di riflessione politica all'interno del Partito Democratico. Si è iniziato infatti con l'incontro dell'Aquila passando poi per Bologna con Pippo Civati e Debora Serracchiani, e si è chiuso a Firenze con l'evento alla stazione Leopolda.

lunedì 31 ottobre 2011

Matteo Eltsin, il Partito e le riforme.

(di Jacopo Vannucchi)

In un testo del luglio scorso, notavo un parallelo tra le vicende del PD ed alcuni fatti dell’Unione Sovietica, in particolare riguardo al succedersi di una fase “riformista” (Veltroni e Chruščëv) ed una di “stabilizzazione” e blocco delle riforme (Bersani e Brežnev). Con il recente protagonismo di Matteo Renzi, un terzo confronto può essere istituito tra questi e l’emergere di Eltsin nella fase finale dell’URSS.

venerdì 28 ottobre 2011

Simoncelli e la Crisi: origini e cause di una commozione pubblica.

(di  Jacopo Vannucchi)

Il clamore suscitato dalla morte di Marco Simoncelli mi ha lasciato veramente sconcertato. È stato per me impressionante come il Paese abbia vissuto intensamente la scomparsa e il funerale dello sportivo. Un tale evento richiede, evidentemente, una riflessione che superi lo sconcerto iniziale e analizzi quali nodi irrisolti si celano dietro l’esplosione del lutto.
Nel 2001 fu vittima di un incidente stradale il calciatore diciassettenne Niccolò Galli. L’anno seguente, in una circostanza analoga, perse la vita il collega Vittorio Mero, di ventisei anni. Non si ebbe alcuna esplosione pubblica di dolore.

giovedì 27 ottobre 2011

Nichilismo contemporaneo

(di Ludovico Fava)

Nel panorama culturale sempre più scarno e trascurato in cui viviamo oggi la parola “laurea” non ha lo stesso coefficiente di opportunità e merito che le si poteva attribuire anni fa, e inconsapevolemente le più alte cariche impegnate nell’amministrazione e nella “distribuzione” della conoscenza sembrano essere risolute nell’imporre l’evitazione del problema fondando sull’imprenditorato elitario la prima risorsa e possibilità volta ai giovani.

mercoledì 26 ottobre 2011

Metal e Streaptease: Gli spot elettorali polacchi

(di Jacopo Salvadori)

Non so se qualcuno di voi ha avuto il piacere di seguire la recente contesa elettorale polacca, che ha visto vincitrice la  Piattaforma Civica (destra liberale ed europeista) di Donald Tusk. Quelle polacche, sono state delle elezioni parlamentari molto particolari, non tanto per i risultati finali, quanto per la creatività della comunicazione politica. Ai primi posti si confermano il Partito Democratico e l'Alleanza della Sinistra Democratica


lunedì 24 ottobre 2011

Partito Democratico e Vocazione Maggioritaria: Se non ora, quando?

(di Michail Schwartz)

Il 14 Ottobre del 2007, dalla fusione di Margherita e DS, nasceva il Partito Democratico e lo stesso giorno, a seguito di elezioni primarie, veniva eletto il suo primo segretario: Walter Veltroni; ma su un luogo e una data in particolare vorrei volgere l’attenzione in questo articolo: Orvieto, 19 Gennaio 2008.

venerdì 21 ottobre 2011

Crisi economica e vie d'uscita: Responsabilità (inter)nazionale?

(di Micael Saillen)

Appare ormai un appuntamento quotidiano accedere a qualsiasi fonte di informazione e venire a conoscenza degli ennesimi proclami relativi alla necessità di un nuovo piano atto a rilanciare le sorti del nostro paese: piani sullo sviluppo, annunci di nuove misure di austerità, contornati da una parte dai vari contrasti all'interno della maggioranza (che definirei "relativamente assoluta") su quale nuova strategia adottare, e dalle dichiarazioni delle istituzioni europee (e non) sull’inadeguatezza dell'operato del governo italiano per far fronte alla congiuntura economica dall’altra. Il tutto rinforzato dai cronici segnali provenienti dal mercato finanziario. Ma vi è forse qualcosa che rende ancora più drammatica la situazione italiana e che rende ancora più urgente un cambiamento alla leadership del paese?
Quanto varrebbe economicamente una sua uscita di scena?

giovedì 20 ottobre 2011

Partiti e Partecipazione: dove far ripartire la speranza

(di Andrea De Vito)

La legislatura in corso passerà alla storia come quella dei sogni infranti. Le speranze nate all’indomani delle elezioni del 2008, avevano addirittura fatto presagire ai più ottimisti la nascita di una “Terza Repubblica”. Tuttavia la stabilizzazione del bipolarismo, la riduzione della frammentazione della rappresentanza parlamentare, la normalizzazione del confronto tra maggioranza e opposizione, si sono rivelate ben presto un semplice cumulo di illusioni.

Fratture Interne

(di Jacopo Salvadori)

L' «incidente di percorso» che ha portato al voto di fiducia lo scorso 14 ottobre, sembrava aver aperto una voragine all'interno della maggioranza, e soprattutto all'interno del Pdl. Invece no: la frattura si è subito ricomposta con 318 «sì» (complici anche i radicali, ma questa è un'altra storia).

martedì 18 ottobre 2011

Cattolici... che fare?

(di Luca Burgazzi)

Puntuale come sempre, ritorna nell'agenda politica e mediatica del nostro Paese il tema famigerato dei cattolici e la politica e più in generale con la società tout court.


lunedì 17 ottobre 2011

Ceto politico italiano, un problema di formazione della classe dirigente.

(Michail Schwartz)

Ormai se ne sono accorti tutti, anche il governo, e’ tempo di crisi. E insieme alla crisi cresce pure il malcontento popolare. Come spesso accade il sentimento di ribellione, sospinto da numerose e forti correnti populistiche,  si è accanito contro la classe politica in toto, da destra a sinistra senza distinzione alcuna. In nostri parlamentari, i nostri senatori e in particolar modo il nostro governo, sono accusati di condurre una vita troppo agiata per il momento difficile che attraversa il paese. Una vita fatta di stipendi gonfiati, privilegi da casta e pensioni a dir poco generose, il tutto a fronte di una scarsa produttività, come testimonia la confusione che regna all’interno del governo mentre cerca di varare una manovra d’emergenza per far fronte alla grave crisi attuale e come testimoniano le numerose poltroncine costantemente lasciate vuote dai parlamentari inadempienti. Il tutto, come già detto, in un periodo in cui sarebbe più apprezzabile uno sforzo collettivo per dare un segnale al paese, come a dire "anche noi cerchiamo di metterci la nostra parte" (se non altro quella).

Perche' "NO" al referendum

(Michail Schwartz)

Dopo il successo dello scorso 12 Giugno grazie al quale si è detto no alla privatizzazione dell’acqua, al legittimo impedimento e al nucleare, l’ondata referendaria torna alla carica con una nuova battaglia: l’abolizione dell’attuale legge elettorale, il cosiddetto “Porcellum”, per tornare a quella precedente, il cosiddetto “Mattarellum”.