domenica 18 dicembre 2011

Siamo tutti diversi: ma diversi da chi?

(di Valeria Donato)

Durante tutti i miei viaggi ho conosciuto persone, mi sono imbattuta in popoli e culture diverse, spesso dissimili dalla mia, quasi opposte potrei affermare, e in tutto questo vagare ho sempre cercato di capire come poter plasmare il mio pensiero, come poter flettere la mia visione del mondo e allargare i miei orizzonti imparando a osservare anche quelli più reconditi o, semplicemente, quelli che non riuscivo ancora a scorgere.

Questa visione del mondo l’ho maturata, sì dopo anni di scuola e di apprendimento multiculturale, ma anche grazie a due letture che mi hanno aiutata a cambiare. “Il buio oltre la siepe” di H.Lee che, all’età di 14 anni, mi ha insegnato che, nonostante i grandi valori che sorvolano la nostra società, le radici sulle quali costruire il nostro futuro sono la giustizia e l’uguaglianza sostanziale. 
“Il razzismo spiegato a mia figlia” di T.B.Jelloun che, letto alle scuole elementari, mi ha fatto capire che siamo tutti una grande diversità, giacchè ognuno è straniero per l’altro. Sicuramente sono molti i classici che predicano questi valori, magari con parole e concetti decisamente più aulici e, sintatticamente più organizzati, ma a cosa serve complicare i pensieri che, così difficilmente la nostra società cerca di mettere in pratica? Voglio dire, come si può cercare di esporre, il più facilmente possibile, ad un bambino che altro, che diverso non è automaticamente cattivo?

Sono state spese molte parole in questi giorni sui fatti accaduti a Firenze martedì 13 dicembre, sono state dette così tante parole che, forse si è sottovalutata la difficoltà del recepire quel che ci è successo: siamo sicuri di poterci dire totalmente sorpresi di quel che è accaduto? Io non credo. 
Ho cercato a lungo nei volti delle persone, da martedì a oggi, i segni di una delusione nei confronti del genere umano, di una rabbia verso noi che ci sentiamo arrogantemente superiori agli altri, per i soldi, per una posizione sociale, per il colore della pelle, per l’orientamento sessuale…perché è proprio questo sentimento che dovrebbe animarci adesso: la vergogna verso noi, uomini, che abbiamo fallito nei confronti del nostro prossimo, del nostro presente e futuro. Avremmo dovuto vergognarci già da tempo, ogni mattina, da quando uno dei partiti che, addirittura nell’ultima legislatura è stato al Governo, la Lega, ha pensato di schierarsi contro l’allargamento al diritto di cittadinanza per i figli di extracomunitari nati, e sottolineo nati, in Italia: come fare a non sentirsi umiliati da queste dichiarazioni? Come non potersi stupire di questi esponenti che, credo, così ingiustamente non ammettono che chi vive in Italia, regolarmente, contribuisce a far crescere, sia economicamente che culturalmente, il nostro Paese?

E’ stato proprio a seguito di queste dichiarazioni che, nel cercare di comprendere, per quanto mi sia ancora impossibile, il gesto di Gianluca Casseri, l’uomo che martedì ha ucciso due uomini “colpevoli” solo d’essere senegalesi, ho trovato un appiglio. Indubbiamente è lecito affermare che la persona in questione fosse uno squilibrato ma è palese che oggi viviamo in una realtà xenofoba e timorosa verso il diverso in tutte, tutte le sue forme: quante parole d’odio sono state dette contro gli omosessuali negli ultimi cinque anni? Vorrei solo ricordare, a chi fosse a corto di memoria, di quando il nostro Presidente del Consiglio, ormai ex, affermò che “è meglio amare le belle donne che essere gay”; come può allora, una persona discernere quale sia il giusto comportamento se, colui che dovrebbe essere un modello per la società che rappresenta, nella realtà incita all’odio per il diverso? E quanti esempi potrebbero esser fatti sulla discriminazione, dato che il più delle volte si tratta proprio di una disparità di trattamento, delle donne, degli extracomunitari o gli appartenenti a posizioni politiche differenti: quale messaggio si manda nell’accusare continuo gli altri di essere diversi, come se esistesse un essere normale?

E’ qui che sta il nodo, quali messaggi sono stati veicolati nella nostra società? Beh alla luce delle reazioni scaturite dopo gli avvenimenti di martedì direi che la maggioranza dei cittadini Italiani hanno conservato illesi i valori, enunciati e ribaditi nella Costituzione, di giustizia e fratellanza; tuttavia non dobbiamo dimenticarci che sono molti, troppi, coloro che, ancora, inneggiano all’odio xenofobo e si lasciano muovere del disprezzo verso gli altri al punto da confondere e, spesso confonderci, la realtà. Pochi giorni fa il Sole 24 Ore pubblicava un reportage su quanto, ad oggi, gli extracomunitari regolari, incidano sulle Casse dello Stato, su quanto paghino, attraverso i contributi, le pensioni per le nostre famiglie senza, spesso, ricevere molto, in termini di servizio pubblico, in cambio. Proprio per tale ragione ritengo sacrosante le parole dette da Renan, a proposito del concetto di nazione e patria nel 1823, quando scrisse che “La nazione[...] presuppone un passato, ma si riassume nel presente attraverso un fatto tangibile: il consenso, il desiderio chiaramente espresso di continuare a vivere insieme. L’esistenza di una nazione è (mi si perdoni la metafora) un plebiscito di tutti i giorni.”

Dobbiamo fare ancora molti passi affinchè sia viva la volontà che ci spinge a vivere insieme, qualunque sia la nostra diversità, poiché è importante ricordare che siamo tutti diversi, siamo tutti altro, siamo tutti un’oasi ferma nel caos del mondo o, soltanto, siamo tutti “un’unica grande specie con l’imprescindibile pregio della diversità”

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