venerdì 18 novembre 2011

Immanuel Kant: pioniere inconsapevole di un modello passionale della scienza


(di Ludovico Fava)

La filosofia tradizionale, a partire dalla corrente ellenica, fa risalire la conoscenza dell'uomo dall'esperienza. Fin dall'inizio del XVII secolo si fa largo una nuova visione gnoseologica dell'indagine sul conoscere umano. Pioniere di questa rivoluzionaria deduzione era John Locke, considerato dalla storia il creatore dell'empirismo. L'empirismo di fatto indica l'esperienza come strumento unico e indispensabile per slanciarsi verso la conoscenza e, unito con la prorompente forza della rivoluzione scientifica, nata da lì a poco, riesce ad approdare a nuovi ed inconfutabili postulati filosofici. Uno dei maggiori traguardi raggiunti dal filosofo inglese è la dimostrazione dell'impossibilità di idee universalmente accettate contenuta in uno dei suoi libri più complessi ed apprezzati "saggio sull'intelletto umano". La sua dimostrazione,oltre a contare sull'innegabile capacità dialettica, è uno sfacciato affronto all'innatismo, che insaziabilmente mieteva vittime tra le file delle scuole filosofiche più conservatrici ed ostinate a non voler ammettere la schiacciante ascesa della scienza.
Il contributo di John Locke getta però unicamente le basi di un sodalizio filosofico-scientifico destinato a durare per secoli, reclutando alla sua causa altri fedelissimi del partito quali David Hume, Berkeley e Immanuel Kant. Per l'appunto proprio Kant darà l'ultima pennellata al capolavoro empiristico, arrivando al limite fino al quale si può spingere la ragione umana.

Il capolavoro indiscusso del filosofo di Koninsberg, "La Critica della Ragion Pura", è uno scrupoloso manuale e saggio d'indagine guidato, oltre che dalla rigida didattica Kantiana, anche dalla sua sfrenata devozione alla corrente illuminista. Suddetta corrente, sviluppatasi in principio nella Francia monarchica prerivoluzionaria, si scrolla di dosso per l'ultima volta la metafisica deista che aveva contraddistinto il panorama filosofico del medioevo, ostacolo che ancora i recenti filosofi della rivoluzione scientifica erano tenuti a combattere onde far vincere la propria posizione. L'illuminismo pone l'uomo di fronte all'universo e impone allo stesso genere umano di ritornare nuovamente alle radici, senza farsi influnzare però da metafisica e religione, ma osservando con fedele oggettività gli avvenimenti storici e scientifici al fine di arrivare al tanto auspicato sapere universale. Kant aderì anima e corpo agli ideali illuministi tanto che per la prima volta nella filosofia teoretica e nell'indagine ontologica l'uomo è autonomo ed indipendente dalla realtà, a noi oggettivamente inconoscibile. Infatti per Kant non siamo noi che in modo sensibilmente passivo percepiamo la realtà circostante, ma, al contrario, nel nostro slancio percettivo siamo attivi e detentori delle celebri forme a priori di spazio e tempo. Per spiegarla in modo semplice con una metafora più accessibile di quelle brevettate da Kant per esporre la complessa teoria: l'uomo venga immaginato come un moderno Computer e le forme a priori come i programmi installati su questo. I file, di qualsiasi entità questi siano (musicali,video,foto) sono appunto i segnali derivabili dalla percezione attiva sull'esterno, ovvero ciò che tendiamo a conoscere. Tutti gli uomini possiedono le forme a priori,così chiamate poichè non derivabili dall'esperienza,ma universali. Possiamo perciò conoscere un oggetto soggettivamente, ma la realtà unica ed inconoscibile dell'oggetto, il noumeno, non è a noi accessibile. Questo è il limite dellintelletto umano, ma anche il motore necessario che alimenta l'umanità:la capacità spontanea di ognuno nell'essere a suo modo differente da un qualsivoglia individuo. Questa pur essendo un estrema sintesi della critica all'intelletto umano, apre la strada per arrivare alla scoperta del limite della ragione. Nella dialettica trascendentale Kant espone come alcune scienze moderne insieme alla metafisica abbiano cercato di indagare territori ardui per l'uomo, peccando di presunzione. Tra queste Kant distingue in primo luogo la psicologia che si impone di studiare l'imprevedibile emotività umana, e, inevitabilmente, la teologia generale che cerca di venire a capo dell'emblematico enigma su chi sia il nostro creatore e governatore del fato. La sistematicità caratteriale di Kant è indispensabile per la stesura di un simile colosso saggistico, frutto dell'irrinunciabile corsa alla metodologia illuminista.

"L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità se la causa di esso non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. SAPERE AUDE! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo è il motto dell'Illuminismo. Senonchè a questo illuminismo non occorre altro che libertà, e la più inoffensiva delle libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parti gridare dall'ufficiale "non ragionate, ma fate esercitazioni militari" dall'impiegato finanziario "non ragionate ma pagate" e dall'uomo di chiesa "Non ragionate ma credete". Con questa dichiarazione Kant denunciava l'indifferenza di troppe persone nei riguardi della cultura come mezzo non indispensabile nella traversata dell'esistenza, non indispensabile per vivere agiati, non indispensabile per vivere felici (anzi spesso o si ha la felicità o si ha la conoscenza), ma unicamente indispensabile per essere passabili del termine vivere.



1 commento:

  1. Filosofia applicata ai movimenti sociali odierni se si e' sensibili (e istruiti)e raffinati e originali diventa una chiave per interpretare la nostra esistenza,bravo il ragazzo ludovico fava

    RispondiElimina