martedì 18 ottobre 2011

Cattolici... che fare?

(di Luca Burgazzi)

Puntuale come sempre, ritorna nell'agenda politica e mediatica del nostro Paese il tema famigerato dei cattolici e la politica e più in generale con la società tout court.


Intendiamoci è un tema molto importante, non solo perché è innegabile una presenza radicata, anche se in crisi, del cattolicesimo nel nostro Paese, ma anche perché il porre al centro l'uomo inteso come persona e dunque relazione (tipico della “rivoluzione cristiana”) è qualcosa di assolutamente alternativo nel tempo in cui viviamo e credo “salvifico” non solo per i credenti.
In una società in cui quasi tutto è ridotto a transazione commerciale, la riscoperta della relazione tra le persone, come motore di una nuova idea di comunità, può davvero portare ad un cambiamento; certo è qualcosa che di primo acchito sembra teorico, ma dalle idee che devono nascere i fatti e non viceversa.

A Todi si sono riunite le maggiori organizzazioni cattoliche d'Italia, un fatto di per se molto positivo perché pochi sono i luoghi all'interno della Chiesa per un confronto tra organizzazioni laicali e i luoghi che si sono costruiti molto spesso non vengono considerati dal grande pubblico dei media come ad esempio l'ultima Settimana Sociale che è caduta nell'oblio delle due righe di nota stampa dei giornali nazionali.

Ecco allora che per la sua “mediaticità” l'incontro è stato di notevole importanza in quanto tutti gli esponenti di spicco della nostra classe dirigente (non solo politica) hanno voluto dire la loro.
Occorre sottolineare però che è stato appunto un incontro molto caricato dal punto di vista mediatico, ma i cattolici in carne ossa, per intenderci quelli che vanno in chiesa alla domenica cosa ne pensano?
Siamo così sicuri che il mondo cattolico, quello non istituzionalizzato, abbia davvero l'esigenza di ritrovarsi per costruire qualcosa di nuovo?
Certo non manca il disagio e forse per chi ha qualche anno in più qualche nostalgia del passato, ma i cattolici non si sono fatti zittire ne tantomeno disorientare dal tanto famigerato bipolarismo.

Si, questa è la verità che si può riscontrare parlando con le persone nelle tante comunità parrocchiali: i cattolici sono vivi e capaci di vivere (anche politicamente) in questo nostro sistema politico bipolare. Molto spesso l'idea dello spaesamento e quindi l'esigenza di un nuovo contenitore, soggetto chiamiamolo come ci pare è frutto più di opinioni giornalistiche e accademiche che però non ritrovano riscontro nella vita di tutti i giorni.
E la conseguenza più scioccante per molti, gerarchia compresa, è che i cattolici non la pensano tutti allo stesso modo, non lo hanno mai fatto, ma per un certo periodo è stato comodo pensarlo e crederlo; con la fine del partito unico i cattolici hanno preso strade diverse secondo la loro prospettiva attraverso la quale leggere la società.
Prendiamo, infatti, un tema come l'immigrazione: ma siamo così certi che tutti i cattolici la pensino allo stesso modo? Non mi sembra, al contrario si provi a chiedere dei pareri su questo tema all'uscita di una qualsiasi messa domenicale e si vedrà il risultato di persone perfettamente convinte delle loro posizioni spesso divergenti e contrarie tra loro.

E dunque il mondo cattolico risulta irrilevante? Per alcuni potrebbe sembrare così, ma personalmente credo che il mondo cattolico stia dando ancora molto questo Paese e non solo perché gli oratori e le parrocchie sono diventate ancora di più dei presidi sociali, preziosi per tutti e soprattutto aperti a tutti; il mondo cattolico di base porta avanti a fatica, ma con tenacia quell'idea di personalismo e di umanesimo che si diceva all'inizio.
Questo è quello che i cattolici prima di ogni altra cosa sono chiamati a fare: parlare dell'uomo e delle sue relazioni con gli altri, solo così saremo fermento vero nella società.
Non si tratta di costruire contenitori nuovi, al contrario vivere quotidianamente essendo portatori di questo pensiero Nuovo.
Smettiamola dunque di parlare con la testa rivolta al passato e lontani dalle esperienze di vita reale delle persone: pensare ad un partito nuovo per i cattolici e qualcosa di anacronistico e come abbiamo visto assolutamente irreale.
I cattolici sanno già cosa fare senza che qualcuno costruisca per loro partiti o “soggetti culturali” su misura, non perdiamo del tempo tutte le volte a parlare di queste cose perché i cattolici sono in grado di decidere con la propria testa e già lo stanno facendo da oltre 20 anni, forse non ce ne siamo accorti, ma è così.

Ecco dunque che anche il mondo politico e (parlando di casa mia) il Pd non deve fantasticare in questi termini, ma portare avanti un progetto capace di mettere l'uomo al centro in modo da costruire un'Alternativa non solo politica e amministrativa, ma anche valoriale nel nostro Paese. Non pensiamo ai cattolici come pacchi di voti per i quali basta sorridere a questo o quel personaggio e automaticamente si vincono le elezioni; in passato forse, e dico forse, lo è stato anche perché catalizzato dalle frettolose aperture di credito che la gerarchia ha fatto a questo centrodestra (perché è vero e non possiamo nasconderlo).
Le associazioni riunite a Todi lavorano sul territorio con grande competenza e spesso sono molto rappresentative, ma non esauriscono il mondo cattolico che è molto più vasto.
Dobbiamo dunque dimenticarci di loro? Solo un matto direbbe ciò, occorre un più stretto rapporto tra soggetti politici e tali associazioni, ma nella chiarezza dei ruoli, nella consapevolezza che si è chiamati a compiti diversi.

Occupiamoci d'Italia e avremo il voto di molti cattolici diversamente non rappresenteremmo ai loro occhi qualcosa per cui valga la pena spendersi.
Questo lavoro lo stiamo facendo, continuiamo su questa strada

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