domenica 8 gennaio 2012

Primarie queste sconosciute: breve viaggio all’interno del sistema americano.

(di Michail Schwartz)


Con le primarie del 4 Novembre svoltesi in IOWA e’ definitivamente partita la rincorsa alla Casa Bianca. A partire infatti dalle votazioni che hanno visto prevalere, anche se di pochissimo, il candidato Mit Romney, i vari candidati Repubblicani si sfideranno stato per stato per decretare chi si contrapporrà al Presidente Uscente Obama il prossimo 6 Novembre.
Con l’inizio della “stagione delle primarie” l’attenzione dei media s’e’ fatta sempre piu’ forte e le notizie riguardanti la politica statunitense sempre più insistenti e approfondite.
Quello che cerchero' di tracciare con questo pezzo è un quadro completo sulla struttura delle primarie, uno strumento politico che proprio in America trova rilevanza maggiore e che solo ultimamente ha trovato più ampio spazio all’interno dei sistemi partitici europei, rilevanza causata da una maggior domanda di partecipazione e di democrazia interna alla vita politica da parte della cittadinanza.

Prima di cominciare conviene subito dire che le primarie americane sono tutt’altra cosa rispetto a quelle che si svolgono normalmente in Europa e in altre democrazie occidentali. Le prime sono regolate dalle leggi dei singoli stati, sono gestite dalle autorità pubbliche, le seconde sono regolate e gestite dagli statuti e dai regolamenti interni ai partiti e da essi vengono interamente gestite. Negli Stati Uniti, insomma, il sistema delle primarie è una vera e propria esperienza pubblica.

Ma come nascono le primarie in America? Essenzialmente da due fattori convergenti. Il primo è che dopo la guerra civile, nel sud degli States, concorreva alla Casa Bianca solo il Partito Democratico, questo rendeva le elezioni poco competitive e si decise così di aprire ad uno scontro interno al partito in modo tale da permettere più concorrenza ai fini di una maggiore competitività.
Il secondo fattore, di maggior influenza rispetto al primo, fu la mobilitazione populista promossa dai Progressive, contro lo strapotere dei boss locali e le degenerazioni della vita politica causate dallo strapotere dei partiti.
Le primarie così si diffusero fino al 1916 (in 26 stati), per poi declinare e ritrovare vigore negli anni sessanta all’interno delle grandi mobilitazioni contro la guerra del Vietnam ed essere così  riproposte dalla convenzione democratica del 1968. Da allora furono assunte come metodo principale di selezione dei candidati alle cariche politiche.

Il sistema delle primarie si e’ affiancato ad altri sistemi di nomina come il caucus (tipico dell’IOWA) o le conventions (larghe assemblee di delegati) ed e’ possibile suddividerlo in cinque categorie diverse a seconda di chi può partecipare e chi no ad esse:

1)      Blanket (Pimaria coperta): I votanti ricevono una scheda per ogni determinata carica in palio. La scheda elenca tutti i candidati che concorrono all’elezione. Verranno nominati per l’elezione successiva i due candidati che hanno ricevuto il maggior numero di voti, senza guardare all’affiliazione partitica.
2)      Closed (primaria chiusa): Gli elettori ricevono una scheda che elenca solamente i candidati del partito per il quale si sono precedentemente registrati. Gli elettori non registrati al partito non possono votare. Ogni stato decide poi il termine entro il quale un elettore puo’ registrarsi per il partito.
3)      Closed, indipendents (Chiusa, ma aperta agli indipendenti): Funziona come la precedente, solamente che e’ permesso votare anche ai non affiliati
4)      Open, pubblic declaration (aperta con dichiarazione pubblica): In questo tipo di primaria gli elettori devono dichiarare pubblicamente la propria affiliazione partitica al momento del voto al seggio elettorale.
5)      Open, private choice (aperta, ma con scelta segreta o privata):Gli elettori ricevono una scheda per ciascun partito e possono decidere nel segreto della cabina elettorale per quale partito votare.

Questi tipi di primarie non sono indetti contemporaneamente per tutti i tipi di cariche, ci possono essere stati che utilizzano un tipo di primaria per una certa elezione e altri tipi per altre elezioni.

Le elezioni presidenziali

Concentriamoci ora sulle elezioni primarie per eccellenza, quelle per decretare il candidato alle elezioni presidenziali. E’ innanzitutto necessario puntualizzare che non si tratta di elezioni dirette (dove gli elettori sono chiamati a eleggere direttamente il candidato alla carica pubblica). Formalmente la nomina  del candidato presidenziale spetta alla convention nazionale dei due maggiori partiti (per il partito Repubblicano la convention e’ composta all’incirca da 2000 membri, mentre quella dei democratici all’ incirca da 4000). Viene nominato chi ha la maggioranza di delegati alla convention. Ma la maggior parte dei delegati viene eletto tramite le primarie, così la democratizzazione della nomina presidenziale e’ storicamente avvenuta attraverso la democratizzazione, tramite le primarie, dell’elezione dei delegati alla convention nazionale.
Esistono due principali tipi di elezioni presidenziali primarie che riguardano l’oggetto del voto: la cosiddetta preference primary, nella quale gli elettori votano direttamente per il candidato alla nomination, e quella nella quale gli elettori votano i delegati che poi eleggeranno il candidato alla presidenza.
Chiaramente i vari stati possono utilizzare varie combinazione di questi due metodi, ma al di la di ciò, la maggior parte di essi utilizza le preference primary per i candidati alla nomina, e questo voto e’ vincolante per i delegati.

Infine e’ doveroso fare un accenno alle critiche che maggiormente sono state mosse al sistema delle primarie americane, in particolare quelle che si riferiscono al costo che queste hanno in termini di tempo e di soldi investiti, costi che chiaramente non fanno altro che produrre nuove disuguaglianze favorendo i candidati con maggiori risorse finanziarie e logistiche. Da qui al problema della personalizzazione della politica il passo e’ breve. Un’altra conseguenza di questo particolare tipo di primarie e’ infatti quello di contribuire (assieme pure ad altri fattori come quello istituzionale del presidenzialismo come governo separato) alla concentrazione del processo di selezione sul candidato e non sul partito. Questa personalizzazione e’ ben testimoniata dal fatto che il comportamento di voto degli elettori e’ indirizzato innanzitutto alla persona  e non, come succede prevalentemente in Europa, al partito.
Terzo difetto, che però si manifesta solo nel caso in cui le primarie siano aperte a chiunque, anche al di fuori del partito, e’ quello del cosiddetto crossover voting che si ha quando i simpatizzanti del partito concorrente votano per il candidato che ritengono piu’ debole in modo tale da influenzare il voto (cosa che potrebbe benissimo accadere durante queste primare Repubblicane, in quanto i simpatizzanti Democratici non dovranno scegliere alcun candidato).

Per concludere con una nota personale sull’argomento primarie: nonostante le recenti ondate di richiesta per una maggior democratizzazione interna ai partiti e per una maggior partecipazione dal basso al processo di selezione dei vertici, non mi sento di appoggiare appieno il meccanismo delle primarie, soprattutto alla luce di quelle che sono le maggiori critiche che gli vengono fatte, e che sinteticamente ho riassunto nella parte finale.
Per quanto si lavori per migliorare questo già complicato sistema, il risultato sarà sempre una forte personalizzazione dello scontro interno, personalizzazione dello scontro che inevitabilmente porterà il più delle volte a fratture interne che difficilmente poi riusciranno ad essere sanate. Per non parlare poi delle risorse necessarie per essere in grado di competere. Nonostante negli ultimi tempi lo strumento del web abbia portato a maggiori possibilità anche per i cosiddetti outsider, resta il fatto che per organizzare una campagna su vasta scala, che raggiunga tutti gli elettori e magari riesca a portarne di nuovi, e’ necessario un investimento di tempo e denaro che solo i soggetti più facoltosi (o quelle che gia’ godono di un’esperienza all’interno del partito) possono garantire.
Ritengo a questo punto molto più utili per il partito delle primarie per tesi. Queste garantirebbero allo stesso tempo una sana competizione interna al partito, ma pure una continua circolazione delle idee (evitando così la fossilizzazione su idee già superate), un più ampio dibattito interno al partito (e quindi anche un maggior coinvolgimento della base) e soprattutto attenuerebbe nettamente la deriva personalistica che ultimamente sta tediando non poco i partiti, minando la loro credibilità e, allo stesso tempo, minando quella della Democrazia stessa.

Nessun commento:

Posta un commento